I Frantoi

Camerota, Salerno

Descrizione

Fino a tutto il XVII sec. non esistono grandi oliveti ma pochi olivi gestiti dalla singola famiglia. Olio e olive servono in sostanza solo per l’autoconsumo, non esistono rendite da olio, come sarà nel XVIII secolo.  Solo dopo il 1750, a seguito dell’aumento della richiesta di olio, spinta dall’aumentato consumo di saponi e dall’illuminazione delle città in tutti i paesi europei compresa la Russia. L’alto costo della costruzione dei frantoi e della manutenzione dell’impianto e la difficoltà di trovare una manodopera un po’ specializzata, spingono istituti religiosi, nobili e preti (che sono i grandi imprenditori oleari) a realizzare trappeti di piccole dimensioni. Le tecniche di produzione nel 1770, sono alla calabrese o a mano, era costituito da una pietra da mola di dimensioni modeste perché girava nella vasca spinta dalle braccia e dalle spalle di più volontari, con una fatica terribile. Anche l’olio, per la particolare maniera di ricavarlo, aveva un forte odore di rancito. Con questo sistema, si riusciva ad ottenere solo olio grasso e immangiabile. Un altro tipo di frantoio attuato verso la fine del 1700, già visto funzionare nella Riviera di Ponente, così chiamato: Trappeto alla Genovese. Questa nuova tipologia, di due tipi: quello a sangue e quello ad acqua. Il primo consiste in una o addirittura a due mole molto grosse, spinte non più da uomini ma da un animale (bue o mulo) bendato; la pressa è la vita centrale ed è affidata ad un solo uomo che muovendo una puleggia collegata al torchio con una catena, provoca la discesa della piattabanda; con notevole riduzione di fatica e con una pressione più continua sulla pasta, riducendo notevolmente i tempi di lavorazione. Per il secondo, la forza motrice non è l’animale ma la caduta d’acqua su una ruota che fa girare il sistema della macina. Di queste tipologie, si contavano: 2 ad acqua, realizzati in campagna e circa 30 di tipologia a sangue, realizzati in ogni angolo del centro storico, del piccolo abitato del ex Comune di Licusati.  Alla costruzione dei nuovi frantoi, si affrontarono spese folli, facendo addirittura venire tecnici e operai dalla Liguria, particolarmente su quelli ad acqua, di ingegneria leonardesca.

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