A Camerota, per devozione, nella chiesa di San Francesco si usa ancora una tecnica, forse bizantina, di onorare i santi. Su tre sugheri collegati con un filo di ferro, detto treppiedi, si mette un pezzo di stagno, sul quale si sistema un seme capovolto della pianta re lumini con funzione di lucignolo. Il tutto viene calato in un recipiente pieno d'acqua su cui galleggia un centimetro d'olio. Si ottiene una luce di candela per 6 - 8 ore. La fiammella tremula e mobile rischiara le casualità della vita. La pianta attecchisce a Vestiele e si può trovare anche a Licusati.
A marina di Camerota in occasione del corpus domini c'è ancora qualche devoto che prepara tavolini - altari su cui accende il lumino fatto di semi d'erba per la visita del santissimo. Salvatore Calicchio ritiene che sia l'erba Ballotta orientale. Certamente è una labiata; forse si tratta del marrobbio o della madrisalvia, come suggerisce il botanico Di Novella. (S. Calicchio) “I sette sentieri della memoria. Angelo di Mauro”
È diventato difficile tenere il conto delle uova deposte e dei nidi di tartaruga Caretta Caretta che ogni anno i turisti hanno il piacere di osservare e incontrare sulle spiagge della costa di Marina di Camerota. Questo rituale, ormai divenuto abitudine, è termometro del livello di biodiversità e di alta qualità ambientale. La frequentazione di questa specie nei mari di Camerota, è sinonimo di eccellenza balneare e pulizia delle acque. La Caretta Caretta è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell'estinzione nelle acque territoriali italiane; per questo ogni anno, biologi ed esperti, forniscono a cittadini, turisti e titolari di strutture balneari, vademecum utili al riconoscimento delle tracce e alla salvaguardia della nidificazione.
Marina di Camerota è una delle mete del turismo naturista in Europa. La spiaggia del Troncone è, ufficialmente, l’unica spiaggia naturista autorizzata del sud Italia, se si escludono quelle sulle isole. In Italia sono solo 7 le spiagge nudiste autorizzate. La spiaggia naturista campana per antonomasia, quindi è quella di Cala Finocchiaro a Camerota, ogni anno meta di turisti provenienti da ogni parte d’Italia e da diverse nazioni d’Europa come Olanda, Francia e Germania.
A contraddistinguere l’urbanistica e il paesaggio della costa di Camerota sono le torri del periodo vicereale, parte integrante di un sistema difensivo che proteggeva la costa dell’Italia meridionale a partire sin dall’epoca aragonese. Nella prima metà del 1500, gli Ottomani resero vassalli gli stati corsari del Mediterraneo. I monarchi furono costretti a innalzare nuove difese costiere. Il regno di Napoli era nelle mani della Spagna, governato da un viceré spagnolo, il cui scopo era quello di far pagare le tasse, che doveva poi inviare in Spagna. Il periodo vicereale fu determinante per la ripresa delle costruzioni o il consolidamento delle torri, per la difesa dei paesi (a causa anche delle lotte per il predominio in Europa) e il controllo delle rotte nel Mediterraneo.
Il viceré poté avvalersi dell’opera di valenti ingegneri e architetti sia civili che militari e le spese dovevano essere divise fra la popolazione del luogo, secondo il numero dei fuochi e a seconda del maggior pericolo. Il viceré Don Pedro da Toledo l’11 aprile del 1538 emanò un ordine di riparare o rifare le fabbriche demaniali. Partecipavano ai lavori i detenuti. Parte da qui la storia delle tredici torri di avvistamento di Camerota, disseminate dal Mingardo fino alla Cala del Marcellino. Ogni torre guarda almeno un’altra torre, oppure il castello di Camerota capoluogo. Difatti gli incaricati, addetti alla sorveglianza della costa, comunicavano tutti tra loro mediante l’utilizzo di specchi o fuochi. Attualmente due torri sono abitate, le altre presentano buone condizioni di conservazione, mentre altre ancora sono in stato di abbandono.
La seconda domenica di agosto, dal porto di Marina di Camerota, parte una processione inusuale che affolla il tratto di mare tra il centro cittadino e l’area marina protetta, per raggiungere baia Infreschi. È una grande festa religiosa, un momento di devozione popolare verso il santo simbolo dei poveri del Vangelo. I festeggiamenti in onore di San Lazzaro, infatti, visto il periodo in cui “cadono”, sono sempre frequentati da tanti turisti oltre che da orde di cittadini e pescatori del posto. Dopo la processione in mare, i fedeli sbarcano al porto naturale degli Infreschi. Affrontando un breve sentiero, si arriva alla cappella, incastonata nella macchia mediterranea, con vista su una delle spiagge più belle d’Italia, dove il sacerdote celebra la santa messa. Una tradizione che si rinnova da centocinquant’anni. La chiesa di San Lazzaro risale al 1630. Protegge la baia, fin dai tempi di Santa Maria di Portosalvo, a cui è ancora oggi intitolata. Intorno al 1850 è iniziata la devozione per San Lazzaro.
La Lamparata è un'antica tecnica di pesca trasformata dai pescatori del Cilento in un'attrazione turistica. Per i tanti che vivono il Cilento tutto l'anno la Lamparata è una tradizione. Per i tanti turisti che scelgono Palinuro e Marina di Camerota come meta per le vacanze diventa un appuntamento da non perdere. Solo qui il mare regala, anche solo per una sera, un'emozione indimenticabile. Dal porto di Marina di Camerota, intorno alle 21, si parte per una battuta speciale di pesca. Amici, famiglie ed appassionati uniti dalla passione per il mare salgono a bordo delle imbarcazioni. Prendono il largo, lasciandosi alle spalle le luci del borgo di pescatori di Marina di Camerota. In mare l'equipaggio esperto guida i turisti tra acque cristalline e incantevoli panorami della Costa degli Infreschi raccontando gli usi e le abitudini dei pescatori del Cilento. Attirati dalla luce della lampara, la grande lampada a gas fissata su un gozzo, i pesci risalgono in superficie in prossimità della barca. Lo sguardo attento dei passeggeri segue i movimenti dei marinai che gettano le reti in mare spiegando le tecniche adoperate. La rete utilizzata è una rete a circuizione che lentamente stringe i pesci in spazi sempre più piccoli. Una volta piena i pescatori con la forza delle braccia la issano a bordo. Un fragoroso applauso accoglie il risultato della pesca. Finita la pesca, l'approdo su una delle tante cale raggiungibili esclusivamente via mare. Mentre l'equipaggio cucina, i passeggeri si godono un tuffo nelle cristalline acque del mare del Cilento. Prima di far rotta verso casa, un ultimo bagno nella splendida Baia degli Infreschi. A bordo, a riscaldare le anime dei passeggeri e dei pescatori un bicchiere di limoncello. Divertiti e rilassati, l'equipaggio termina la battuta di pesca. Oltre all'esperienza notturna in mare, la Lamparata riesce a creare da subito un'atmosfera cordiale. A fine serata si finisce per diventare una grande famiglia che trascorre una serata in allegria. All'insegna del divertimento e del recupero delle tradizioni, la Lamparata offre così la possibilità di osservare alla luce della luna la costa del Cilento, di imparare un'antica tecnica di pesca e gustare il sapore del pesce pescato davanti ai propri occhi.